venerdì 21 gennaio 2011

Una cosa che mi ha insegnato l'arco...

Questa mattina, mentre salivo le scale per arrivare al mio ufficio, riflettevo su una frase letta sul sito di Bruce Momjian, che inizialmente aveva creato scalpore fra gli studenti alla quale l'avevo mostrata:
In a school setting, children spend all their time with people their own age.  However, once you finish school, this is rarely the case.  Our children interact with people of all ages, and have many outside activities to foster socialization.  They have a music, gym, and art classes at church once a week with other home-school children, and are involved in gymnastics, marble competitions, musical instrument instruction, choir, drama, and professional theater.  This is easier to do because they don't spend eight hours in school every day.  In fact, studies have shown that home-schooled children are more involved in community activities and better at socializing with people of different ages than traditionally schooled children.

Scelta sicuramente coraggiosa, che a molti potrebbe far storcere il naso. In effetti e' stata la mia stessa esperienza, anche se non cosi' esasperata: quando praticavo tiro con l'arco a livello agonistico mi sono spesso trovato a dover stare in mezzo a persone di differenti eta' e sesso. Basti pensare che l'assegnazione dei bersagli in una gara e' totalmente casuale (eccezion fatta per i Campionati) e quindi di fatto un ragazzo puo' capitare sullo stesso bersaglio con un senior, una donna e un ragazzo di eta' diversa. E questo significa passare l'intero tempo della competizione, siano poche ore che due giorni, assieme a loro, fraternizzando e confrontandosi con eta' e stili differenti. Cosa ancora piu' accentuata se si pensa che i giovani sono spesso accompagnati alle competizioni e/o agli allenamenti da altri arcieri della stessa societa' sportiva ma, ovviamente, adulti. Ne consegue quindi che l'arco, fra i tanti pregi, ha la caratteristica di spingere i giovani a confrontarsi non solo per quanto riguarda i risultati sportivi, ma anche per quanto riguarda gli aspetti sociologici, con persone di eta', culture e sesso differenti.

2 commenti:

Oreste ha detto...

Non potevo esimermi dal commentare il suo asserto, caro ingegnere, approfittando per salutare e nella speranza di avere presto sue notizie...ma veniamo al commento.
Quello che viene asserito é vero in linea generale ma questo avviene se: non ci sono le solite raccomandazioni dell'ultimo secondo per farsi spostare o meno sui paglioni o su chi volere negli stessi perché amici o sul cambiamento forzato in modo da formare le squadre dopo che si é visto le squadre che partecipano in quella o altra categoria in modo da avere più probabilità di medaglia. Ovviamente la mia é una provocazione ma quante volte i bimbi vengono realmente afiancati a persone adulte in modo che imparino qualcosa?Alla prossima gara che organizziamo metteremo un big in un paglione di bimbi...vediamo che succede!
Giusto per rimanere in tema goliardico...caro ing...Lei parla di quando tirava a livello agonistico...ma quando lo faceva era per difendersi dai Dinosauri??? Un saluto e abbraccio affettuoso. OS

Luca Ferrari ha detto...

Io francamente pensavo a quando gli allievi o gli junior vengono mescolati alle classi superiori. E' vero che ci sono dei limiti in questo approccio, e spesso si cerca di uniformare le classi per età, però almeno l'arco è uno sport dove la differenza di età non conta, e dove grandi e piccoli possono confrontarsi alla pari. E già questa è una cosa che difficilmente si trova nella società "tradizionale".
Inutile dire che ai miei tempi gli archi erano fatti in corno di mammuth....